La poliomielite è una malattia appartenente alla famiglia degli Enterovirus e in genere si trasmette per contatto diretto con le secrezioni respiratorie e feci, o può essere anche trasmessa da fonti contaminate ambientali, come l’acqua. Essa colpisce le corna anteriori del midollo spinale, portando così di conseguenza la paralisi flaccida con atrofia muscolare e possibile paralisi respiratoria. L’infezione è in genere asintomatica o qualche volta si presenta con una leggera febbre, vomito o meningite asettica; solo dopo 2 o 3 giorni può verificarsi la paralisi dovuta alla localizzazione del virus a livello delle corna anteriori del midollo spinale.
La poliomielite si verifica su una persona su 1000 infetti. Chi nell’età infantile ha una minore possibilità di rimanere parallizzato, mentre nell’età adulta è di 1 su 75 e si presenta in forma peggiore.
Il poliovirus che causa la polmonite è composto da un genoma, composto da un singolo filamento di RNA, ed un capside proteico. Esso infetta le cellule umane grazie al legame che si crea con un recettore Iglike: il CD155 presente sulla membrana cellulare. Successivamente, l’ingresso del poliovirus all’interno della cellula avviene o attraverso la formazione di un foro nella membrana plasmatica per cui l’RNA viene iniettato nel citoplasma della cellula ospite; oppure mediante endocitosi mediata da recettori. Subito dopo l’internalizzazione del virione avviene il rilascio dell’RNA virale. In seguito all’infezione il virus sfrutta le strutture cellulari per la traduzione del proprio corredo genomico, causando l’interruzione della sintesi proteica a livello cellulare in favore della produzione delle proteine virali.
Esistono tre diverse tipologie di polio-virus:
- il Brunhilde: è altamente paralitico, così chiamato dal nome dello scimpanzé che fece ottenere il suo isolamento
- il Lansing: radicato nel mondo negli anni 90, che prende il nome dalla città del Michigan dove fu isolato durante un’epidemia
- il Leon: meno frequente, corrisponde al nome di un piccolo paziente in cui fu trovato
Per la loro acido-resistenza riescono a rimanere intatti nel tratto gastrico, riuscendo a moltiplicarsi Sia livello della faringe, sia a livello dell’intestino. I polo virus vengono inattivati con formaldeide o cloro libero residuo, raggiunto i letti, calore ed essiccamento.
ALLA RICERCA DEL VACCINO
Il primo tentativo di ottenere un vaccino fu compiuto in Danimarca da Thomsen nel 1913/14, il quale cercò di inattivare il virus con il colore e chimicamente. Negli anni '30, invece, i principali centri di studio si spostarono negli Stati Uniti, dato che la malattia aveva colpito il presidente D. Roosevelt e inoltre nel 1937 naque il "National Foundation for Infantile Paralysis" finalizzato alla ricerca di un vaccino antipoliomelitico.
Una scoperta importante la fecero Maurice Brodie e William Park che riuscirono a immunizzare la scimmie in laboratorio con un vaccino inattivato con la formalina.
Dato che i risultati erano positivi, lo somministrarono anche a 3000 bambini e dimostrarono che dopo 2 dosi gli anticorpi erano già presenti nel sangue.
Contemporaneamente John Kolmer della Temple University di Philadelphia usò un vaccino vivo e uno attenuato in alcune migliaia di bambini, ma purtroppo utilizzando entrambe le varianti di vaccini si ebbero diversi episodi di poliomelite senza risposta immunitaria; così entrambi furono bocciati delle commissioni internazionali.
Nel 1941 Sabin e Ward precisarono la penetrazione del virus nell’organismo e poi Howe e Bodian dimostravano ciò trasmettendo il virus dallo scimpanzé per via orale. Nel 1945/1950 vennero scoperti tre tipi di poli virus (Leon, Lansing, Burnhilde).
Jonas Edward Salk fu il primo ad ottenere un risultato efficace dopo aver condotto ulteriori ricerche sul vaccino antipoliomelitico; la prima dose è stata amministrata ad un bambino di 6 anni dello stato della Virgigna e poi successivamente a più di 400 000 bambini, dopo che essersi verificato sicuro e efficace, riducendo la malattia del 87,4%.
Per fare ciò realizzò un vaccino non tossico efficace per i tre tipi di virus, utilizzando cellule renali di scimmia come mezzo di coltura del virus e un’emulsione di olio minerale.
Purtroppo ci fu un incidente di percorso: dopo che il vaccino Salk fu dichiarato sicuro ed efficace, il 26 aprile 1955, il direttore del Laboratory of Biological Control, William Workman, dichiarò che cinque bambini erano rimasti paralizzati dopo la somministrazione del vaccino. Fu compito dell’Epideminc Intelligence Service of the Communicable Diseases Centre di capire il motivo e arrivarono a scoprire che due lotti della produzione fatta nei Laboratori Cutter (120 dosi), contenevano poliovirus vivi.
Così continuarono le ricerche partendo da virus vivi attenuati, così che avrebbero potuto fornire un elevato numero di anticorpi contro l’infezione. Successivamente dopo anni di esperimenti e ricerche, l’OMS approvò il vaccino realizzato da Sabin, che nel giro di poco tempo diminuì di parecchio i casi dichiarati di poliomelite.
Due tipi di vaccini
Ad oggi ci sono due tipi di vaccini: il vaccino a virus inattivati trivalenti viene somministrato per via parenterale, che produce anticorpi che bloccano l’arrivo del virus al SNC. I soggetti vaccinati con vaccini inattivati si infettano ma non rimangono paralizzati. L’altro tipo di vaccino è quello vivente attenuato trivalente che viene somministrato per via orale e che produce anticorpi locali intestinali, in modo tale da bloccare la sede più importante di replicazione virale: l’intestino.
STORIA DELLA POLIOMELITE
Le prime presenze di poliomelite risalgono a ere molto più antiche delle nostre, come ad esempio l'antico Egitto e l'epoca greco romana , in cui però, questa sembrava avere carattere endemico.
( rappresentazione egizia di un uomo con gamba attrofizzata dalla poliomelite )
Con carattere endemico intendiamo la presenza costante di una malattia in una popolazione, o in una determinata area, nella quale si manifesta in modo continuo attraverso l'alternarsi di aumenti e diminuzioni nel numero di casi osservati.
Alla fine del Settecento però la Poliomelite assunse un carattere epidemico ovvero, una malattia che colpisce un numero di individui (casi) significativamente superiore a quanto ci si sarebbe atteso in quella zona e in quel periodo di tempo. La malattia assunse anche un carattere sempre più ingravescente.
La poliomelite venne descritta clinicamente per la prima volta nel 1789. Secondo questa descrizione il virus si diffondeva principalmente attraverso il contatto con le feci della persona infetta.
Uno dei primi medici a descrivere clinicamente la poliomelite fu fatta da Underwood, il cui identificava questa malattia come una paralisi infantile. Dopo un certo periodo di tempo pero, l'italiano Giovanni Battista Monteggia descrive la poliomelite come una vera e propria paralisi e atrofia.
Nella seconda metà dell'Ottocento la poliomelite iniziò a colpire anche adolescenti e adulti e non più solo bamibini.
In compenso però ci fu un generale miglioramento delle condizioni di vita che comportarono una diminuita probabilità di contrarre le infezioni nella primissima infanzia.
Con il passare del tempo si riusci a scoprire anche l'esistenza dei portatori sani e la pssibilità che questi potessero diffondere l'infezione.
I dati dell'epidimictà vennero presentati per la prima volta solo nel 1890 al congresso di Berlino dallo svedese Medin.I dati presentati riportavano 44 casi diagnosticati a Stoccolma.
OGGI LA POLIOMELITE E' STATA SCONFITTA?
ITALIA
Nel 2002 l'Italia venne dichiarata Polio Free dall'OMS insieme al Resto dell'Europa Occidentale.
(dati in italia 2021)
MONDO
Nel mondo oggi però in conseguenza alle forti correnti migratorie dei paesi del terzo mondo, dove la poliomelite è tutta altro che edificata, verso i paesi industrializzati, questi ultimi sono tenuti a mantenere un alto livello di sorveglianza epidemiologica allo scopo di identificare e bonificare immediatamente eventuali focolai di insorgenza della malattia.